Tutto iniziò con del pesce essiccato e i noodle. Ora l’azienda, una delle prime nell’alta tecnologia, vive una fase di stallo
Che l’andamento della storia non sia sempre lineare è un fatto, più o meno, assodato. Ne è un esempio la storia di Samsung, il colosso sudcoreano del mondo dell’alta tecnologia che da anni contende il dominio del settore degli smartphone ad Apple. Quando nasce a metà degli anni ’30 del secolo scorso, Samsung non è affatto la società che conosciamo oggi: inizialmente commercializza spaghetti cinesi e pesce essiccato in Manciuria e Pechino. Solo a decenni di distanza la dirigenza decide di cambiare completamente settore d’affari e di dedicarsi all’hi-tech.
Dalla fondazione agli anni ’70
Samsung apre i battenti in Corea il 1 marzo del 1938 e, su input del suo fondatore Lee Byung-chull, si occupa di commercializzare noodle (gli spaghetti cinesi, per intendersi) oltre a pesce, frutta e verdura secchi nel sud est asiatico – Manciuria e Pechino in particolare.
In meno di un decennio, Samsung possiede un mulino di proprietà e diversi stabilimenti produttivi. Nel 1947 la sede principale viene spostata da Daegu a Seoul ma, causa la Guerra di Corea, è costretta a fare il percorso inverso pochi anni dopo. Al termine della guerra (inizio anni ’50), Lee diede il là ad una serie di grossi investimenti che segnarono l’ingresso di Samsung nel campo delle assicurazioni, del tessile e del commercio internazionale. Nel 1953 venne inaugurata la sede di Tokyo, nel 1954 apre i battenti la Cheil Industries, branca tessile dell’azienda sudcoreana.
Nella seconda metà degli anni ’60 Samsung inizia la sua ascesa anche nel campo dell’elettronica, con la creazione di diverse divisioni produttive. Nascono così la Samsung Electronics Devices, Samsung Electro-Mechanics, Samsung Corning e Samsung Semiconductor & Telecommunications. I primi stabilimenti produttivi vennero impiantati a Suwon, Corea del Sud, e nel 1969 iniziò la produzione di massa di televisori in bianco e nero.
Il decennio del bianco e nero
Per Samsung, gli anni che vanno dal 1970 al 1980 assunsero due tinte: quelle del bianco e nero. Quella che una volta era un’azienda alimentare cambiò repentinamente pelle e si trasformò nella prima produttrice mondiale di apparecchi televisivi. Nel 1974 gli stabilimenti Samsung sfornarono il milionesimo televisore prodotto, nel 1978 questa cifra era quadruplicata e il gigante sudcoreano diveniva la prima azienda al mondo a superare la soglia dei 4 milioni di TV prodotti.
Nel frattempo, l’azienda creata circa 40 anni prima da Lee iniziava ad espandersi anche nel campo dell’elettronica. Nel 1974 venne acquistata la Hankook Semiconductor, primo passo verso la produzione di massa di semiconduttori e altri componenti elettronici da parte di Samsung. Nel 1977 venne avviata la produzione di televisori a colori, due anni dopo è l’ora dei forni a microonde.
Il gigante sudcoreano, naturalmente, non focalizzò la propria produzione esclusivamente nel campo dell’elettronica, come dimostrano altri investimenti portati avanti a cavallo degli anni ’70. Nel 1974, ad esempio, vengono la Samsung Industrie Pesanti (attiva soprattutto nel settore navale) e la Samsung Petrolchimica; nel 1977 apre i battenti la Samsung Costruzioni.
Insomma, un vero e proprio universo produttivo, che spazia dall’alta tecnologia sino ad arrivare all’edilizia e alla cantieristica navale e che rese Samsung vero e proprio traino della crescita economica e dello sviluppo della Corea del Sud.
Lo sbarco nella telefonia
Con l’acquisto della Hanguk Jeonja Tongsin (datato 1980) Samsung fa finalmente il suo ingresso nel mondo della telefonia. Inizialmente la produzione era focalizzata esclusivamente su centralini industriali, per poi aggiungere anche telefoni fissi e fax. Sarà questo il “nocciolo duro” della telefonia sudcoreana dal quale nascerà la divisione mobile.
Nel 1982 le fabbriche Samsung produssero il 10milionesimo televisore, mentre l’anno successivo iniziò anche la produzione di personal computer. Il 1987 fu l’anno in cui Samsung diede vita al suo reparto di Ricerca e Sviluppo, che rivestì un ruolo fondamentale negli anni successivi per la crescita esponenziale nel settore della tecnologia e della telefonia in particolare.
Gli anni ’80 segnano l’inizio dell’espansione mondiale di quella che era stata, sostanzialmente, una compagnia regionale. Nel 1982 viene aperto uno stabilimento produttivo in Portogallo, il 1984 è il turno di New York, l’anno successivo a Tokyo.
Il 1987 segna, però, una svolta fondamentale nel processo di crescita ed evoluzione di Samsung. Lee Byoung-chull, fondatore e padre di Samsung, muore il 19 novembre di quell’anno e le attività di Samsung vengono scorporate in 4 società indipendenti l’una dall’altra (oltre a Samsung, Shinsegae Group, CJ Group, e Hansol Group). Nel portafogli Samsung restano elettronica, ingegneria, costruzioni e alta tecnologia, mentre le tre “sorelle” si dividono i restanti settori produttivi.
Gli anni dell’espansione internazionale
A cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio, la nuova Samsung conosce una crescita senza precedenti sul mercato mondiale. Merito anche della riorganizzazione avviata a partire dal 1993, che permette al colosso di Daegu di concentrarsi su soli tre ambiti produttivi: elettronica, ingegneria e chimica.
Tra il 1992 e il 1993 Samsung diventa il primo produttore mondiale di chip di memoria e secondo produttore mondiale di microchip (dopo Intel); nel 1995 creò il suo primo display a cristalli liquidi e nel giro di qualche anno si affermò come primo produttore mondiale di questo componente. Soprattutto, sfruttò al massimo i laboratori di ricerca e sviluppo impiantati nel decennio precedente così da poter lanciare sul mercato prodotti sempre innovativi e vincenti.
A partire da cellulari e smartphone, apparsi per la prima volta su una catena di montaggio Samsung tra il 1992 e il 1993.
Gli anni dei record
Dal 2005 in poi Samsung fa registrare un’impressionante serie di record, che la proiettano direttamente nell’Olimpo delle maggiori case produttrici di dispositivi elettronici. Nel 2005 diventa il maggior produttore mondiale di televisori (posizione che tutt’ora detiene); nel 2012 compie un incredibile sorpasso nei confronti di Nokia, divenendo il primo venditore mondiale di telefonia mobile (sia cellulari sia smartphone) al mondo, con un giro d’affari di svariati miliardi di dollari.
Nel 2010 Samsung ha annunciato la sua strategia di sviluppo per il decennio successivo. La società coreana si concentrerà su cinque business principali, tra i quali telefonia mobile, elettronica e biofarmaceutica. In questo settore, in particolare, ha già investito diversi miliardi di dollari, chiudendo anche un accordo di collaborazione con il gigante del settore Biogen.
Fase di stallo
Il 1 dicembre 2015 l’annuncio del cambio del responsabile telefonia mobile del gruppo, alle prese con una crescita in fase di stallo. L”unità è stata affidata a Koh Dongjin, rimpiazzando così Shin Jong-Kyun a partire dal prossimo anno. Il primato di Samsung nelle vendite di smartphone è stato frenato dalla concorrenza di Apple nei mercati più avanzati e delle aziende cinesi nei Paesi in via di sviluppo.
Shin si focalizzerà sulle strategie di lungo periodo, mantenendo comunque la carica di Ceo della divisione It e mobile. Koh, che è un ingegnere, ha svolto tutta la sua carriera in Samsung e ha guidato lo sviluppo del Galaxy S6 e del Galaxy Note 5, usciti quest’anno. Shin aveva assunto il comando della divisione mobile nel 2010: tre anni più tardi, la casa sudcoreana aveva conquistato il primato mondiale, ma negli ultimi anni quota di mercato e profitti hanno imboccato una fase calante.
Il peggior flop della storia
Con un mercato degli smartphone stagnante e una quota che continua a calare, Samsung ha cercato di giocare il jolly lanciando con qualche settimana di anticipo rispetto alla tabella di marcia il nuovo Samsung Galaxy Note 7. Il top di gamma dell’azienda sudcoreana doveva essere il punto di svolta che avrebbe rilanciato Samsung nel mobile. Purtroppo le cose non sono andate esattamente come voleva l’azienda asiatica. Infatti, fin dai primi giorni dopo il lancio, alcuni utenti hanno iniziato ad avere problemi di surriscaldamento che portavano all’esplosione dello smartphone. In meno di un mese, Samsung è stata costretta prima a richiamare tutti i device nella speranza che cambiando la batteria si sarebbe risolto il problema e successivamente ha bloccato la produzione e obbligato tutti gli utenti a spegnere il loro nuovo Samsung Galaxy Note 7. Il motivo per il quale lo smartphone esplode ancora non si conosce, ma è molto probabile che sia legato a qualche problema di fabbricazione. Il danno per le casse dell’azienda è stato quantificato i diversi miliardi di dollari e anche in borsa il titolo ha sofferto con ribassi piuttosto elevati.
Il rilancio
Dopo il flop del Samsung Galaxy Note 7, l’azienda coreana è tornata a far parlare di sé, ma questa volta in positivo. A novembre 2016 è stata annunciata l’acquisizione di Harman Kardon, società specializzata negli impianti audio e nella produzione di dispositivi per le auto connesse. Per acquistare Harman Kardon, Samsung è stata costretta a sborsare oltre otto miliardi di dollari, una cifra che l’azienda sudcoreana non aveva mai speso per un’acquisizione. L’obiettivo di Samsung è di riabilitare la propria immagine dopo la figuraccia internazionale e allo stesso tempo conquistare una fetta importante dei dispositivi IoT montati sulle auto smart, infatti Harman Kardon è una delle aziende leader del settore.
Nello stesso periodo, Samsung ha anche annunciato l’acquisto di Viv, una startup formata da ex-ingegneri Apple che hanno lavorato allo sviluppo di Siri. Anche se è passata in secondo piano, l’acquisizione di Viv è molto importante per il futuro mobile dell’azienda sudcoreana. Infatti, la startup ha sviluppato Bixby, un assistente personale che è pronto a sfidare sia Siri sia Google Assistant. È molto probabile che Bixby sarà montato sui prossimi top di gamma di Samsung e offrirà un servizio aggiuntivo a tutti gli utenti della società asiatica.