L’app di messaggistica si allinea con le altre proprietà di Facebook, proponendo una funzione analoga alle Storie di Snapchat. L’utente potrà rappresentarsi attraverso contenuti effimeri

All’interazione da uno a uno, e all’interazione fra le moltitudini di persone che fanno parte dei gruppi, WhatsApp aggiunge la comunicazione broadcast, strumento alla base di numerosi social network: ha scelto di farlo attraverso lo Stato, evolvendo il semplice messaggio di testo in una sorta di diario quotidiano, da popolare con video e immagini effimeri.

Stato

Testata a partire dal mese di novembre, la nuova interpretazione dello Stato verrà distribuita progressivamente agli 1,2 miliardi di utenti dell’app e viene presentata come una soluzione che “ti permetterà di condividere immagini e video con i tuoi amici e contatti su WhatsApp in modo semplice e sicuro”.

Si tratta di un nuovo canale di comunicazione nel quale gli utenti possono caricare contenuti effimeri: video e immagini, da modificare e arricchire con testi e schizzi, verranno visualizzati nella nuova tab dedicata e saranno eliminati dopo 24 ore dal caricamento. L’utente potrà impostare a monte la lista degli utenti autorizzati ad accedere al flusso di contenuti e in ogni caso saranno protetti con cifratura end-to-end.

WhatsApp si aspetta che, evolvendo le funzioni dello Stato, gli utenti non si limiteranno ad impiegare l’app come un semplice strumento di messaggistica, ma la imbraccino come una sorta di social network: se è vero che da tempo è possibile inviare messaggi broadcast, la nuova funzione invita gli utenti alla condivisione presentandosi come l’ennesimo corrispettivo delle Storie di Snapchat, già assorbito dall’ecosistema di Menlo Park prima con Instagram Stories poi con Facebook Stories, ora in fase di distribuzione, e certe funzioni di Messenger.

L’allineamento di tutte le proprietà di Facebook con una soluzione di successo come quella offerta da Snapchat, pur apparendo una semplice emulazione, ha delle motivazioni fondate sul piano del mercato: Snapchat Stories è stato lanciato tre anni fa e conta su 150 milioni di utenti, lo stesso numero conquistato da Instagram Stories nel giro di pochi mesi. Facebook fa dunque leva sulla sconfinata base di utenza dei propri servizi, offrendo una funzione che si dimostra capace di rispondere ad un bisogno senza dover ricorrere ad un’altra applicazione e ad un’altra rete sociale, che conta un numero minore di utenti e di potenziali contatti.

Le Storie e lo Stato, nell’ecosistema di Menlo Park, possono inoltre aprire un canale per veicolare advertising e contenuti di nautura commerciale: per Instagram l’intento pubblicitario è esplicito, mentre per WhatsApp, nonostante si ribadisca l’intenzione di non voler mostrare pubblicità, lo Stato potrebbe assumere la funzione di una finestra dedicata alla comunicazione delle aziende con il proprio pubblico, in linea con le prospettive illustrate in passato dalla dirigenza.