I ricercatori della Yale University avrebbero scoperto che una molecola del nostro sangue migliorerebbe le performance delle batterie al litio
Le tradizionali batterie agli ioni di litio sono ormai nella loro fase discendente, a causa degli ostacoli nella conservazione dell’ossigeno all’interno delle batterie stesse. Il problema principale è la scarsa efficienza e la formazione di perossido di litio, che riduce col tempo le funzionalità degli elettrodi. Ma ora un team di ricercatori della Yale University ha utilizzato una molecola trovata nel sangue umano come catalizzatore che non solo migliora le funzioni dell’ossigeno di litio, ma aiuta a ridurre la dispersione di rifiuti nocivi.
Le batterie all’ossigeno di litio hanno il potenziale di mantenere una carica per un tempo superiore, rispetto a quelle agli ioni di litio, allungando così la vita dei dispositivi elettronici. Il problema della formazione del perossido di litio, però, rallenta lo sviluppo e necessita di una soluzione.
Gli studiosi hanno provato a combattere questo problema cercando di contenere l’ossigeno all’interno delle celle in fase solida e modificando gli elettrodi in modo da produrre superossidi di litio. Per fare questo hanno cercato un nuovo catalizzatore che consentisse all’ossido di litio di decomporsi all’interno delle celle, ritornando nella sua forma gassosa di ossigeno e ioni di litio, e lo hanno trovato nel sangue.
Il ruolo del sangue è quello di trasportare ossigeno nel corpo grazie a una proteina chiamata emoglobina, formata a sua volta da molecole di eme e di globina. In particolare i ricercatori hanno scoperto che, quando la molecola eme è utilizzata all’interno delle batterie, si dissolve in elettroliti, cosa che aiuta a ridurre la quantità di energia necessaria alla batteria per caricarsi e scaricarsi.
Dove trovare, quindi, una fonte di eme sostenibile? Stando alle ricerche, si tratta spesso di un prodotto di scarto, quindi questo potrebbe ridurre ulteriormente l’impatto sull’ambiente.
“Utilizziamo biomolecole che di solito vengono disperse”, ha detto Andre Taylor, uno degli autori dello studio. “Nell’industria animale, ad esempio, spesso ci si domanda come disperdere questo tipo di rifiuto: ora che abbiamo scoperto un utilizzo funzionale per le molecole di eme, potremmo utilizzare questi rifiuti per produrre energia sostenibile”, ha aggiunto.
La ricerca completa è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications.
Fonte: newatlas.com