Dropbox e gli altri. Ecco le caratteristiche salienti dei migliori servizi di cloud storage e file sharing presenti sul mercato
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Con decine di servizi dotati di funzioni similari a disposizione, il mondo del cloud storage e del file sharing mette nell’imbarazzo della scelta. Gli utenti, anche quelli più esperti, possono quindi avere difficoltà a districarsi tra le varie dimensioni, funzioni e tagli offerte da Dropbox e i suoi fratelli e fare una scelta in linea con le proprie necessità.
Dropbox
Facile da utilizzare, semplice da settare e affidabile. Questo il trittico di caratteristiche che ha portato Dropbox ad essere il servizio di cloud storage più diffuso e utilizzato al mondo. I file potranno essere caricati e gestiti da qualsiasi tipo di dispositivo (dai computer Windows, OS X e Linux a smartphone iOS, Android, Windows Phone, BlackBerry) e saranno accessibili anche attraverso il portale web del servizio. Al momento dell’iscrizione gli utenti riceveranno uno spazio di archiviazione di 2 gigabyte, facilmente espandibili in maniera gratuita. Chi avesse, però, particolari esigenze, può decidere di attivare l’account Pro e, al costo di 10 euro al mese (o 99,99 euro l’anno) avrà a disposizione 1 terabyte aggiuntivo.
Una volta che i vari client saranno installati sui propri dispositivi, i file e le cartelle selezionate verranno sincronizzate in maniera automatica, facilitando compiti e vita di chi lo utilizza. L’interfaccia grafica è semplice e lineare, permettendo anche agli utenti alle primissime armi di farne uso senza troppe difficoltà, sia nella versione desktop, sia nella versione mobile.
SugarSync
A pagamento – anche se con un periodo di prova gratuito di 30 giorni -, SugarSyncsi propone come una delle alternative più valide a Dropbox. Grazie all’interfaccia rinnovata e più accattivante, alla stabilità e affidabilità dei client e alla semplicità con cui è possibile scegliere file e cartelle da sincronizzare, questo servizio di cloud storage sta conquistando fette di mercato sempre più importanti.
La maggiore differenza con altri servizi analoghi – come ad esempio Dropbox e Google Drive –, SugarSync non prevede l’utilizzo di una cartella di condivisione predefinita ma ogni file e cartella del sistema possono essere sincronizzate semplicemente trascinandole all’interno del client del servizio. O, in alternativa, selezionandole con il tasto destro del mouse e aggiungendole alla lista di quelle “controllate” da SugarSync.
Se proprio si volesse trovare una pecca al servizio, ci si potrebbe lamentare delle funzionalità di ricerca, basate esclusivamente sui metadati e, per questo motivo, un po’ limitate.
Google Drive
Non solo posta elettronica. Dietro un account Google si nascondono una lunga serie di servizi e strumenti – gratuiti nella gran parte dei casi – che gli utenti possono sfruttare utilizzando una normale connessione al web. Tra questi anche il servizio di cloud storage conosciuto con il nome di Google Drive. Con i suoi 15 gigabyte di spazio d’archiviazione gratuito, Google Drive è tra i servizi più munifici, anche se in questo spazio vanno conteggiati tutti gli allegati ricevuti sul proprio account di posta elettronica Gmail, le foto caricate su Google+ e i file creati con la suite di applicativi d’ufficio di Google.
I file possono essere caricati e gestiti direttamente dal web browser o scaricando e installando il client per Windows o Mac. La configurazione del servizio non richiede una grossa padronanza e conoscenza del mondo informatico e fa della semplicità d’utilizzo il suo fiore all’occhiello. L’espansione a 100 gigabyte costa poco più di 1 euro al mese.
iCloud
Come accade con Google, anche il servizio di cloud storage di Apple è strettamente legato ad altri servizi – Calendario, Contatti, iTunes music, Foto, ecc. – della casa di Cupertino. Ed è forse questo uno dei più grandi limiti di iCloud: a differenza degli altri servizi di archiviazione sulla nuvola, dà il meglio di sé quando è utilizzato in abbinamento con un’altra app o servizio Apple, permettendo una sincronizzazione e condivisione di file e impostazioni immediata e affidabile. Negli altri casi, invece, starà all’utente scegliere se e come sincronizzare file e contenuti – sempre legati a una o più applicazioni – sullo spazio messo a disposizione da Apple (5 gigabyte gratuiti con pacchetti di espansione a pagamento).
OneDrive
Presente di default in tutti i computer Windows 8 o Windows 8.1, OneDrive(conosciuto sino a inizio 2014 fa con il nome di SkyDrive) può essere utilizzato – dopo l’installazione di un client – anche da utenti OS X, da utenti con versioni precedenti di Windows, Android, iOS e Xbox. Una volta iscritti si ha a disposizione gratuitamente uno spazio di archiviazione di 15 gigabyte, espandibili gratis di altri 8 gigabyte (3 giga se si sincronizzano in automatico foto e altri file multimediali, mentre per ogni amico fatto iscrivere si riceveranno 500 megabyte aggiuntivi). Nel caso si avesse bisogno di maggiore spazio, si potrà espandere al prezzo di un euro ogni 100 gigabyte. Il servizio può ospitare qualsiasi tipo di file – dai documenti di testo a file multimediali di grandi dimensioni – organizzati automaticamente per tipologia, così da poter essere ricercati più in fretta.
Il maggior punto di forza del servizio, naturalmente, è l’integrazione con altri programmi e servizi Microsoft. Dalla lista dei file recenti dei programmi del pacchetto Office, ad esempio, si potrà accedere direttamente ai file creati con Office Online e salvati nel proprio spazio OneDrive. Allo stesso tempo, però, questo rappresenta anche uno dei punti deboli del servizio: l’integrazione con gli altri ambienti operativi non è ancora ottimale e potrebbe portare gli utenti a optare per altri servizi di cloud storage.
BitTorrent Sync
Pur non essendo un vero e proprio servizio di cloud storage, BitTorrent Sync sta rapidamente prendendo piede tra gli internauti di tutto il mondo. Molto simile ad un servizio di file sharing, BitTorrent Sync sfrutta le stesse tecnologie che si nascondono dietro il più celebre BitTorrent. Installando il client sul proprio computer o smartphone – ne esistono versioni per Windows, OS X, Linux, FreeBSD, Android e iOS – si potranno liberamente scegliere quali file e cartelle sincronizzare con altri dispositivi.
I file, a differenza di quanto accade con altri servizi di cloud storage, non verranno copiati su server di proprietà del fornitore del servizio ma rimarranno salvati esclusivamente sulla memoria del dispositivo. La sincronizzazione avverrà grazie all’utilizzo di protocolli P2P (peer-to-peer), molto simili a quelli utilizzati da programmi come BitTorrent o uTorrent. Non ci sarà, quindi, alcuna limitazione nella grandezza dei file condivisibili: dai documenti di testo grandi pochi kilobyte ai filmati di diversi giga, BitTorrent Sync potrà gestire il tutto senza alcun problema. Con la versione 1.4, rilasciata nell’ultima settimana di agosto 2014, è stata ulteriormente facilitata la condivisione tra utenti: cliccando con il tasto destro sul file (o la cartella) è possibile condividere via messaggio di posta elettronica, inserendo l’indirizzo del destinatario all’interno di un messaggio già pronto, copiare il link e creare un QR code per la scansione tramite dispositivi mobili.
I file sono divisi in pacchetti e inviati secondo un algoritmo scelto dal client per garantire la massima velocità di trasferimento. I dispositivi configurati per la sincronizzazione sono connessi direttamente tramite mappatura porte UPnP, UDP e NAT traversal. La connettività è inoltre garantita da metodi aggiuntivi come i server di inoltro e tracker. Se i file si trovano nella medesima rete locale, verranno trasferiti all’interno della LAN, così da migliorare le prestazioni in upload e download. Per poter ovviare ai comuni problemi di protezione della privacy e dei dati personali connessi con i servizi di cloud storage, BitTorrent utilizza diversi protocolli di sicurezza informatica. Il mutuo riconoscimento tra i dispositivi sincronizzati avviene grazie al protocollo SRP (Secure Remote Protocol), mentre tutto il traffico tra i dispositivi è criptato con chiave AES a 128 bit. La chiave è univoca per ogni sessione ed è generata in maniera casuale all’avvio di ogni connessione.
Amazon Zocalo
Anche Amazon si iscrive nella corsa al cloud storage presentando un servizio rivolto principalmente ad aziende di di dimensioni medio-grandi. A differenza di tutti gli altri servizi di condivisione dei file sulla nuvola, Zocalo non prevede account “singoli” o personali con dotati di uno spazio di archiviazione più o meno grande. Le aziende che sceglieranno questo servizio, invece, pagheranno 5 dollari al mese per ogni utente registrato ottenendo 200 gigabyte di spazio di archiviazione. Multipiattaforma (funziona su computer Windows e MacOS e su smartphone e tablet iOS e Android), permette agli utenti di lavorare e commentare documenti di lavoro in contemporanea ed è dotato di un pannello per la gestione centralizzata degli spazi di cloud storage aziendali.
SpiderOak
Tra i pochi servizi di cloud storage a consentire la crittografia dei file salvati sulla nuvola, SpiderOak basa il suo funzionamento sulla cosiddetta tecnologia Knowledge Zero (“Conoscenza zero” in italiano). I file sono crittografati in locale e solo successivamente inviati sulla nuvola: in questo modo né la società che eroga il servizio, né tanto meno degli hacker potranno mai riuscire ad entrare in possesso dei file originali. Questo, però, ha anche un lato negativo: nel caso in cui il file originale salvato in locale vada perso, si corre il rischio di non poter più rientrarne in possesso.
BackupGenie
Non un semplice servizio di cloud storage. Come lascia intendere il nome, BackupGenie è il servizio ideale per chi volesse realizzare copie di backup dei propri file sulla nuvola, così da averli a disposizione su qualsiasi dispositivo e in qualsiasi momento.
A differenza dei servizi descritti precedentemente, BackupGenie non ha spazi d’archiviazione gratuiti ma, grazie a piani tariffari da 4,5 dollari al mese per 75 gigabyte o 10 dollari per spazio illimitato , si propone come una delle alternative più convincenti per chi ha grosse moli di dati da archiviare. La gestione dei file da salvare e già salvati è affidata ad un client dall’interfaccia semplice e intuitiva. Sarà l’utente a scegliere la periodicità delle scansioni, così che il processo di backup e archiviazione dei file non richieda ulteriori azioni.
Tresorit
Così come SpiderOak, anche Tresorit permette di crittografare i file in locale con chiave AES a 256 bit e successivamente archiviarli sul proprio spazio di nuvola (fino a 5 gigabyte gratuiti, poi espansioni a pagamento). A differenza dell’altro, però, questo servizio di cloud storage dà la possibilità ai “proprietari” dei file di creare speciali permessi di accesso per utenti terzi senza che la barriera crittografica venga eliminata: un ulteriore elemento di sicurezza che non guasta mai, visto il recente scandalo che ha visto coinvolte diverse celebrità statunitensi.
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