Dall’Apple I, assemblato nel garage dei genitori, ai grandi successi con Mac, iPhone e iPad: la storia del fondatore della Mela morsicata.
“Siate affamati e folli” è l’invito che Steve Jobs rivolge agli studenti dell’Università di Stanford nel 2005, in occasione della consegna delle lauree. Ideatore e guida indiscussa di Apple, Jobs nella sua vita fu certamente affamato di innovazione e folle abbastanza da trasformare il modo di navigare Internet, di ascoltare musica, di leggere i giornali, di rapportarsi alla tecnologia. Simbolo indiscusso dell’era digitale, ha incantato milioni di consumatori con prodotti di successo – l’iPod, iTunes, l’iPhone, l’iPad e gli Apple Store – diventando, anche oltre la sua morte, il capo di una religione laica: quella dei tecnovisionari.
Da ragazzino ribelle a fondatore di Apple
La sua infanzia non è facile. Nato il 24 febbraio 1955 da Joanne Carole Schlieble, americana, e Abdulfattah John Jandali, uno studente siriano, Steve viene dato in adozione a Paul e Clara Jobs, residenti a Mountain View in California. A scuola viene visto come un ragazzino ribelle, un contestatore che si rifiuta di studiare e che viaggia alla ricerca di se stesso. Jobs in realtà è un lavoratore instancabile e una mente creativa. Se nel 1972 si diploma all’istituto Homestead di Cupertino e si iscrive al Reed College di Portland, nell’Oregon, dopo il primo semestre abbandona gli studi per lavorare presso Atari. Nel 1976, a soli 20 anni, fonda la Apple Computer Inc insieme a Stephen Wozniak e Ronald Wayne, che però cede le sue quote alla prima commessa.