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Li immaginiamo come ‘topi informatici’ sempre chiusi nella loro cameretta a programmare e tentare di scoprire qualche falla informatica. Ma l’universo dell’hacking è molto più ampio. Scopriamo perché
Molti li vedono come dei “topi di biblioteca” tecnologici, sempre chiusi nelle loro stanze buie davanti al monitor di un computer alla ricerca continua di una chiave per entrare nel vostro computer o nel computer di qualche ente governativo sparso nel mondo. La realtà è ben altra. Gli hacker sono sì esperti di informatica e computer in generale, ma non sono i sociopatici che la maggior parte delle persone immagina. Gli hacker hanno grandi capacità logico deduttive, sono grandi esperti non solo di informatica e programmazione, ma anche di sicurezza in genere, di crittografia e decifratura codici. Insomma, dei “capoccioni”. Per questo, molti ragazzi che si avvicinano al mondo dell’informatica vengono attratti da queste figure e sognano di diventare hacker. Iniziano così la trafila tra exploit (pezzo di codice in grado di sfruttare delle falle informatiche) vari. Solitamente si inizia dalle “basi”, ovvero dai primi tentativi di bucare la rete wireless del vicino con lo sniffing del traffico di rete (ovvero l’attività – illegale se compiuta senza l’autorizzazione dell’amministratore di rete – di intercettazione passiva dei dati che transitano in una rete), o con i keylogger installati nei computer degli amici e dei familiari. Il resto vien da sé.
Comunque, se davvero si vuole diventare degli hacker, la prima cosa da fare è scandagliare la rete alla ricerca di un gruppo di lavoro hacker e unirsi a loro. Saranno direttamente loro a iniziarvi sulla strada dei codici e delle tecniche per sfruttare i primi exploit. Le basi, naturalmente, sono rappresentate dalla programmazione: se non sapete cosa sia un linguaggio di programmazione – anche semplice come il BASIC -, magari è meglio che vi dedichiate ad altro. Una volta che avete appreso i rudimenti della programmazione, potete passare alla fase successiva: scaricate una distribuzione Linux (o comunque Unix) e iniziate a smanettarci sopra. Quando sarete in grado, ad esempio, di costruirvi un kernel ad hoc per la vostra macchina, potrete passare alla terza fase: imparare ad utilizzare il World Wide Web e la programmazione HTML. Nel mentre, è necessario che apprendiate un inglese funzionale a ciò che volete mettere in pratica. Se poi siete interessati a proseguire la vostra carriera da hacker, potete dare un’occhiata qui.
L’hacking, se vogliamo, è anche uno stile di vita, una forma mentis. E molti applicano questa “forma mentis” nei campi più disparati, come l’elettronica o la musica. Ad esempio, si può agire su determinati circuiti elettrici dei computer per aumentarne le prestazioni – come accade nell’overclocking dei processori -, oppure per eliminare delle limitazioni nel funzionamento di determinati componenti hardware o software. Certo, un hacker non ammetterà mai, o lo farà a denti stretti, che anche queste sono operazioni di hacking. Però, in senso largo, possono essere considerate tali.
Molto spesso il lavoro degli hacker viene sfruttato anche per aumentare la sicurezza informatica “dell’utente medio”. Scoprendo falle di sicurezza nei programmi o nei sistemi informatici, infatti, rendono di riflesso disponibili informazioni su come “mettere una pezza” a quella stessa falla. Casi del genere accadono quasi quotidianamente, e uno degli ultimi ha visto coinvolta Skype, costretta a correre ai ripari dopo che degli hacker russi avevano trovato un modo per resettare le password degli account.